Il Protocollo di Montreal


Lo sconvolgente fenomeno noto col nome di buco nell’ozono ha portato i paesi industrializzati (e non) a prendere provvedimenti restrittivi in relazione alla produzione e all’emissione dei composti di sintesi CFC e HCFC che sono impiegati in modo massiccio come refrigeranti. Si è scoperto, infatti, che la presenza nelle loro molecole d’atomi di cloro costituisce la causa della distruzione dell’ozono stratosferico per attivazione di un ciclo catalitico che vede coinvolto appunto questo alogeno, a differenza del fluoro che non dà vita ad alcuna reazione distruttiva. La decisione di intervenire con misure restrittive nelle emissioni prima dei CFC e poi anche degli HCFC si sono concretizzate con la firma del Protocollo di Montreal (1987).

Prima di entrare nei dettagli, si premettono le seguenti definizioni:
  1. Produzione (livello di): significa la quantità prodotta diminuita della quantità
    distrutta con processo approvato e diminuita ancora della quantità utilizzata come
    intermediario per la fabbricazione di altri composti chimici;
  2. Consumo (livello di): significa la produzione aumentata della quantità importata e
    diminuita della quantità esportata;
  3. Quantità: nel computo di produzione e consumo di CFC, HCFC e Halon si intende
    la massa di sostanza considerata moltiplicata per il suo valore di Potenziale di
    Distruzione dell’Ozono (ODP).

In un contesto di stretta collaborazione internazionale nell’ambito dell’organizzazione delle Nazioni Unite (Programma per l’Ambiente - UNEP), sono già state assunte misure restrittive nella produzione ed uso delle sostanze che distruggono l’ozono. Il Protocollo di Montreal, sottoscritto da una sessantina di nazioni tra cui tutte quelle a maggior sviluppo industriale, prevedeva dal luglio dello stesso anno il congelamento della produzione e consumo di prodotti CFC ai livelli del 1988; dal 1° luglio 1993 produzione e consumo avrebbero dovuto essere contenuti entro l’80% dei livelli: infine dal 1° luglio 1998 ciascuna nazione avrebbe dovuto ridurre il proprio consumo di CFC al 50% del livello 1986. Lo stesso accordo prevedeva anche il congelamento della produzione a livello 1986 per gli estinguenti d’incendio halon. Per queste categorie di sostanze le produzioni ed i consumi sono da confrontare in termini d’equivalenza rispetto alla capacità distruttiva sull’ozono facendo uso degli indici OPDM [cioè i valori di ODP di riferimento assunti nel Protocollo di Montreal].

Lo stesso Protocollo di Montreal prevedeva la possibilità di revisione nel 1990 per poter assumere provvedimenti maggiormente restrittivi in risposta all’evolvere della situazione. E quanto è avvenuto lo scorso mese di giugno 1990, nel corso di una riunione a Londra dei firmatari del protocollo originale; sostanzialmente si è deciso quanto segue: Prodotti CFC: dal 1° gennaio 1993 per tutte le nazioni firmatarie la produzione ed il consumo dovranno essere ridotti del 20% rispetto al 1986, dal 1° gennaio 1995 la riduzione dovrà essere del 50%, dal 1° gennaio 1997 la riduzione dovrà essere dell’85%, mentre dal 1° gennaio 2000 produzione e consumo di questi prodotti dovranno essere completamente bandite.

Minori eccezioni a quanto stabilito sopra sono concesse per i
livelli di produzione di Paesi in via di sviluppo con consumi limitati di CFC.

Halons: congelamento di produzione e consumo ai livelli 1986 dal 1° gennaio 1992, riduzione del 50% dal 1° gennaio 1995, bando completo dal 1° gennaio 2000. Ancora sono concesse eccezioni ai Paesi in via di sviluppo. Il bando completo sarà attuato salvo la necessità di soddisfare usi considerati essenziali qualora non esistano adeguate alternative (si pensi ad esempio ai sistemi di
estinzione incendio sui motori degli aviogetti).

Tetracloruro di carbonio e metilcioroformio: anche per questi prodotti, che non erano contemplati nella versione originare del Protocollo di Montreal, è stata decisa a Londra

- 2 -Protocollo di Montreal n 18
una scaletta che porterà al completo abbandono della produzione ed utilizzo
rispettivamente dal 1° gennaio degli anni 2000 e 2005.
Nell’ambito della revisione del Protocollo viene riconosciuta l’importanza fondamentale che certi prodotti, come gli HCFC, possono presentare per rendere possibile il totale abbandono dell’uso dei CFC, ponendosi quali adatti sostituti, pur potendo avere anche queste sostanze un contenuto effetto distruttivo sull’ozono stratosferico ed in prospettiva dovendo pur esse essere quindi bandite. Queste “sostanze di transizione” sono oggetto di alcune “risoluzioni” nell’ambito della revisione del Protocollo, che hanno valore di raccomandazione; tra queste, l’auspicio che si possa giungere alla loro sostituzione con prodotti completamente accettabili dal punto di vista della compatibilità ambientale possibilmente entro il 2020 e comunque non oltre il 2040. Una volta stabilito il bando dei prodotti CFC entro il 2000, l’utilizzo di prodotti sostitutivi HCFC limitato al 2030 non allontanerebbe oltre l’anno 2075 il momento di ritorno della concentrazione di cloro
atmosferico totale al livello precedente al primo manifestarsi del buco dell’ozono sull’Antartide.


Nella seduta di Copenhagen nel 1992 si decide di intervenire anche sugli HCFC, facendo riferimento in questo caso ai dati del 1989, e di modificare i provvedimenti relativi ai CFC come segue in estrema sintesi:


• CFC: riduzione di produzione e consumo del 75% dal 1° gennaio 1994, cessazione di produzione e consumo dal 1° gennaio 1996;
• Halon: totale cessazione di produzione e consumo dal 1° gennaio 1994;
• HCFC: dal 1° gennaio 1996 il consumo non deve eccedere il consumo del 1989; una riduzione graduale del consumo (1° gennaio 2004 il 65% del 1989, 1° gennaio 2010 il 35% del 1989, 1° gennaio 2015 il 10% del 1989, 1° gennaio 2020 il 0,5% del 1989) fino al bando completo del consumo dal 1° gennaio 2030.


Nella seduta di Vienna nel 1995 sono da mettere in evidenza i seguenti fatti:
• In relazione ai provvedimenti sugli HCFC sono emerse le visioni contrastanti tra i paesi dell’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America, questi ultimi appoggiati dai paesi in via di sviluppo;
• La posizione più restrittiva dei paesi della UE rispetto al piano di riduzione del 1994 con la richiesta che la data limite per l’impiego degli HCFC fosse anticipata al 2015.
Ultimo aggiornamento il 25-3-2004.


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